Il caso Zanetti / Pirro.
Ancora una volta una fetta di appassionati, grossa fetta, si scaglia contro Zanetti reo di aver steso Pirro conquistando un Campionato Italiano immeritatamente. Una mentalità che spazia dai campionati minori fino al gotha delle corse in pista, la MotoGP. Penalizzare. Io vorrei sottolineare un piccolo particolare, le corse di moto non sono una partita di calcio dove la caduta può rappresentare simulazione o una dinamica di fallo, dove sopperisce solo il malcapitato giocatore, i piloti non sono giocatori, non giocano a palla, corrono, cadere non costituisce una simulazione che gli consente di avvantaggiarsi, una caduta implica sempre un rischio si trattasse persino di una caduta in griglia di partenza da fermo.
Mi stupisco come molti appassionati disconoscano questa “piccolissima” differenza. Il problema non è solo della massa, è anche mediatico, perché oggi pare che il pensiero libero sia un elemento di contrasto rispetto a interessi di consenso, insuperabili ai quali regalare sudditanza. Zanetti è arrivato lungo? Si. Ha sbagliato? Si. Ha regalato una gara bellissima con il rivale Pirro? No. Questo non significa che Zanetti sia un cecchino serbo. Non significa che non abbia corso lui stesso rischi durante quell’errore. A me è dispiaciuto per Pirro che stoico ha portato al traguardo la sua Panigale, ma attenzione a colpevolizzare il pilota che corre al limite. E non voglio esprimere giudizi tecnici sulle due rosse di Panigale, non voglio scemare nello sterile cospirazionismo.
Di certo i media non hanno speso mezza parola sulla differenza prestazionale delle due moto, per l’intero Campionato. Giusto? Immaginiamo che un pilota debba correre con il “timore” della sanzione, vai sul verde? Attenzione al long lap penalty, impatti con l’avversario? Sei un criminale! Potevi sorpassare altrove! Cosa vogliamo una gara con il sorpasso preceduto da “ mi scusi posso?”. La storia del motociclismo è testimone di moltissimi casi come questi. Poi pare si adotti quel “ due pesi due misure”. Ricordate la veemenza contro Marquez? E il silenzio su Rolling Marini?. Non funziona così. Le corse hanno un fattor comune, il limite. Noi amiamo questo.
E il limite cosa racconta? Un talento. Una sorta di sopravvivenza, tra vincere e perdere tutto. Vogliamo credere che in questo contesto l’errore umano non debba essere tollerato? Ricordo che nelle road race, ed in particolare nella North West, non si ode un lamento. Ora non pretendiamo che il calendario della Motogp preveda una road race, ma ricordarsi di cosa si parla quando corsa è l’inciso?
– Andrea Costanzo.