DAVID ALONSO FENOMENO, MA MIKE E AGO FECERO MEGLIO
C’è chi l’ha etichettato come il nuovo Valentino Rossi e chi come l’erede di Marc Marquez.
David Alonso non si è infatti limitato a vincere il Mondiale della Moto3 ma l’ha fatto annichilendo la concorrenza. Lo dimostra la serie di record fatti segnare da questo diciottenne che pur essendo nato e cresciuto a Madrid difende i colori della Colombia per rendere omaggio alla madre, Sandra Gomez, originaria di Bucaramanga, città colombiana da 600 mila abitanti.
Alonso ha concluso la stagione totalizzando 421 punti, nuovo record della categoria più bassa: il record precedente apparteneva a Joan Mir che nel 2017 in Moto3 concluse con 341 punti, anche se ai tempi i GP erano 18.
La terza miglior prestazione è invece di Alvaro Bautista con 338 punti in 125 ma in 16 GP. Il bicampione del mondo Superbike fu autore di una stagione superlativa, archiviata con una media di 21,125 punti a GP grazie a otto vittorie, quattro secondi posti, due terzi e due quarti posti. Leggermente inferiore la media di Alonso, 21,05 punti a GP, a causa dell’11° posto a Jerez quando è caduto e del settimo a Misano 1.
Alonso ha fatto segnare anche il maggior distacco tra il campione e il vicecampione in 125/Moto3: 165 i punti di vantaggio su Daniel Holgado che l’anno prossimo sarà suo compagno di squadra nel team Aspar in Moto2. Stracciato il primato del 2016 quando Brad Binder fu campione con 319 punti ed Enea Bastianini secondo con 177, anche per gli infortuni che gli impedirono di gareggiare in Francia e in Malesia.
Dopo quell’annata il gap tra i primi due della classifica finale è sempre stato inferiore ai 100 punti e in un paio di stagioni il titolo si è deciso per un nonnulla: nel 2020 Albert Arenas è stato campione con quattro lunghezze di vantaggio su Tony Arbolino e Ai Ogura mentre un anno fa Jaume Masia ha beffato Ayumi Sasaki di sei punti.
Ma il record più incredibile Alonso l’ha fatto segnare conquistando 14 vittorie stagionali, nuovo record della Moto3: il record apparteneva a Mir che nel citato 2017 vinse dieci volte in sella alla Honda di Leopard Racing, anche se non riuscì a conquistare più di tre GP consecutivi. Alonso invece ha concluso la sua esperienza in Moto3 con un filotto di sette vittorie di fila.
Nel terzo Millennio considerando anche la 125, di cui la Moto3 ha raccolto l’eredità, non ci era riuscito ancora nessuno. L’ultimo a vincere sei GP consecutivi nella 125 era stato nel 1997 un giovanissimo Valentino Rossi con l’Aprilia marchiata Nastro Azzurro: il Dottore iniziò la sua serie in Francia al Paul Ricard, concesse il bis ad Assen, il tris ad Imola e completò il poker al Nurburgring.
Non contento il pesarese vinse pure i due round successivi, a Rio de Janeiro e a Donington Park. La sua serie si interruppe a Brno, dove l’anno prima aveva conquistato il primo di 115 successi nel Mondiale: nel 1997 fu infatti terzo, a 328 millesimi da Noboru Ueda e a 158 millesimi da Tomomi Manako.
Prima di Alonso, soltanto cinque piloti avevano conquistato almeno sette vittorie di fila in 125.
Il record è condiviso da Angel Nieto e dal compianto Fausto Gresini che a cavallo tra il 1986 e il 1987 con la Garelli vinse 11 GP consecutivi: l’ultimo del 1986 e i primi dieci dell’anno seguente, in cui l’imolese mancò l’en plein per il ritiro all’ultimo appuntamento, il GP Portogallo che però si correva a Jarama, in Spagna, causa ritiro per foratura. Nieto invece aveva vinto le ultime quattro gare del Mondiale 1978 e le prime sette del 1979, sempre con la Minarelli.
Ad otto vittorie di fila era arrivato tra il 1955 e il 1956 Carlo Ubbiali con l’Mv Agusta, in un’epoca in cui le rotture erano frequenti, così come gli incidenti mortali: il bergamasco fu campione del mondo in ambedue le annate. In realtà Ubbiali si aggiudicò 12 GP di fila, considerando anche le gare in 250, su cui esordì nell’ultimo appuntamento del 1955, per cercare di far vincere alla Casa varesina – come poi fece – il titolo Costruttori nella quarto di litro.
Sette successi di fila in 125 ottennero invece Dave Simmonds nel 1969 con la Kawasaki e Paolo Pileri nel 1975 con la Morbidelli. Pur disponendo di una moto con tre anni alle spalle e saltando il GP inaugurale in Spagna perché gli organizzatori non volevano dargli il premio partenza (con cui i piloti dell’epoca si ripagavano le spese per la trasferta) il britannico conquistò il titolo con otto vittorie e due secondi posti nelle restanti dieci gare.
Simmonds regalò alla Kawasaki, che ufficialmente si era ritirata dalle competizioni, il primo titolo iridato della sua storia. Il 1975 invece si aprì per Pileri con il terzo posto dietro agli svedesi Kent Andersson e Leif Gustafsson, entrambi su Yamaha, ma poi il ternano vinse le successive sette gare e a quel punto, poiché si consideravano solo i migliori sei risultati, divenne irraggiungibile per tutti i rivali.
Tornando ad Alonso le sue 14 vittorie stagionali non rappresentano comunque un record perché in passato molti piloti gareggiavano in due e persino in tre categorie nel medesimo week-end.
L’ultimo a vincere il titolo Mondiale in due categorie nello stesso anno è stato Jorge Martinez nel 1988 con la Derbi: lo spagnolo vinse tutte le gare della 80 tranne quella inaugurale (sei su sette) in cui arrivò secondo dietro allo svizzero Stefan Dorflinger mentre nella 125 fece nove (successi) su undici (le altre due le vinse Ezio Gianola), per un totale di 15 vittorie.
Tre anni prima lo statunitense Freddie Spencer fece l’accoppiata più prestigiosa con la Honda: quell’anno Fast Freddie conquistò sette vittorie in 250 e altrettante in 500, più quattro secondi posti, arrivando così a 18 podi stagionali. Resteranno le sue ultime apparizioni sul podio perché nel 1986, a causa della sindrome compartimentale che gli impediva di guidare e ai tempi non era ancora conosciuta e di conseguenza curata con le metodologie attuali non riuscì più ad esprimersi su quei livelli, andando incontro ad un fulmineo declino.
Nel 1981 invece Anton Mang realizzò l’accoppiata 250-350 in sella alle imprendibili KR250 e KR350 Kawasaki. Il tedesco si aggiudicò dieci vittorie nella 250 e cinque nella 350, il cui calendario era ristretto ad otto appuntamenti. Quell’anno Mang rischiò di vincere anche la 200 Miglia di Daytona dove finì terzo, per un guasto meccanico al posteriore della moto.
Il record assoluto appartiene però a Mike Hailwood e a Giacomo Agostini, capaci di conquistare 19 GP in un’unica annata. Mike the Bike sfiorò la ventina nel 1966, stagione in cui divenne pilota ufficiale Honda. Con 10 vittorie nella 250 conquistò l’alloro in scioltezza. Nella 350 invece piegò il suo ex compagno di squadra, vincendo sei GP, quelli sufficienti per rendersi irraggiungibile in classifica perché ai tempi erano in vigore gli scarti: quell’anno in 350 si prendevano in considerazione solo i sei migliori risultati.
Nella classe regina l’inglese vinse tre volte, come Agostini, ma patì numerosi ritiri mentre il bergamasco conquistò cinque secondi posti che gli garantirono un vantaggio di quattro punti a fine stagione.
L’anno seguente Hailwood si riconfermò campione del mondo della 250 e della 350, nonché secondo in 500, ma le sue vittorie scesero a 16: cinque in 250, sei in 350 e cinque in 500. E quando, a fine 1967, scelse di lasciare le due ruote per le quattro, Agostini non ebbe più un avversario alla sua altezza e diede inizio ad un’abbuffata senza precedenti con l’Mv Agusta: 17 vittorie nel 1968, 18 l’anno successivo, addirittura 19 (nove in 350 e dieci in 500) nel 1970, annata in cui rimase imbattuto, anche se rinunciò alla trasferta in Spagna che chiudeva il Mondiale, “appena” 14 nel 1971, ulteriori 17 nel 1972.
L’Autore: Giovanni Cortinovis
Trafficante di velocità, coltivatore diretto di statistiche, allevatore di storie bestiali.
Si guadagna da vivere come giornalista dal 2002.
Segue, dal vivo, le road races dal 2005, quando andò per la prima volta all’Isola di Man.
Da allora ha assistito a innumerevoli edizioni di Tourist Trophy, North West 200, Ulster GP, Cookstown 100, Tandragee 100, Armoy Road Races, Olivers Mount Spring Cup, Bush, Killalane, Macao GP.
Una piccola parte di quanto ha visto e appreso su questo universo l’ha riversato nel libro “North West 200: La corsa più bella al mondo” in vendita su Amazon, dove ha raccolto una valanga di recensioni entusiastiche.