Come ogni anno arriva l’EICMA, per gli appassionati è una festa, una carezza, un sospiro. Da quando ero ragazzino attendevo questo evento come fosse un giorno in paradiso. Se Dante avesse voluto descrivere il paradiso per un motociclista avrebbe narrato gli stand di questo salone. Romantico? No, realistico. Un Motociclista vive questo momento con raro interesse. Oggi abbiamo le pagine social e la corsa a scrutare la novità dell’anno è sempre frenetica. Era da anni che non si presentavano così tante novità, per ogni gusto, con piacere le sportive urlano di nuovo, ma non con i pesi massimi, livree nuove, affinamenti non hanno dato i natali alle nuove superbike, ma da anni l’affinamento pare essere la ratio delle case per questo settore folle ma unico.
Rinascono invece le medie, piccole sportive. Honda, Kawasaki rilanciano le loro 600, Morini stupisce, Suzuki butta nella mischia quel bicilindrico vestito di carena. E molto altro ancora. Novità a 360° per ogni marca e modello con un dictat nemmeno tanto taciuto: risvegliare la passione nei giovani. Modelli accattivanti, prezzi umani, tanto gusto. Passano gli anni, e l’oriente è alle porte, le case si dilettano con l’elettrico. Cosa ne penso? Il pregiudizio non mi appartiene, lo premetto. La Cina è uno tsu nami che investe i mercati internazionali. Non hanno raggiunto la bellezza delle italiane, la concretezza europea, probabilmente nemmeno le giapponesi. Ma raccontano una ricerca maniacale di un rapporto qualità/prezzo che possa attirare il più alto numero di utenti, non sono stupidi, i grandi numeri consentono poi investimenti. In più curano l’estetica, e il giovane è cotto. Moto che gravitano sui settemila/ottomila euro che obiettivamente piacciono. Non si parla di qualità eccelsa ma non è questo l’intento. La crisi globale avanza, la globalizzazione ha tolto la maschera e la forbice sociale acutizza il proprio angolo.
Il ceto medio sta scomparendo. I finanziamenti chiedono garanzie. Di conseguenza si rinuncia al materiale pregiato, al prezzo elevato. Quasi banale. E poi non facciamo troppo gli schizzinosi sognando buffi blocchi navali capaci di respingere il moderno Gengis Khan. Un’altra novità è data dall’elettrico. Qui sono combattuto, perché se questa nuova alimentazione dovesse ricucirsi una piccola fetta di mercato sarei pronto ad accogliere esercizi tecnici non indifferenti dall’elevato potenziale, nulla di più. Ad oggi l’elettrico ha seri limiti, di autonomia, di peso. Non si può attribuire a questi limiti una sostituzione totale del termico. La MotoE racconta un livello di magnificenza di settore, nella circolazione di massa no. E sarebbe persino stupido attribuire alla alimentazione elettrica di massa un connotato antinquinamento. Le batterie non contengono fiori ma acidi. Un Paese povero come il nostro come risponderebbe ad un fabbisogno di massa di energia elettrica? A quale prezzo. Non vorrei che la mobilità privata diventi un lusso per pochi. Ma ora basta ipotizzare scenari per ora lontani. Andiamo tutti all’Eicma. Cerchiamo la nostra moto preferita. E sogniamo. Perché guidare una moto, nonostante tutto, è ancora il nostro sogno ad occhi aperti.
Andrea Costanzo