MOTOGP | ALLA SCOPERTA DEL GP AUSTRALIA

Dopo una settimana di sosta, utile ai piloti a tirare il fiato, la MotoGP riparte dall’Australia per il quart’ultimo GP della stagione. Jorge Martin conserva 10 punti di vantaggio su Pecco Bagnaia che però gli ha recuperato tre punti in Indonesia e 11 in Giappone.

L’inerzia della sfida sembra quindi dalla parte del piemontese, peraltro capace quest’anno di ottenere già quattro en plein: al Mugello, ad Assen, al Red Bull Ring e a Motegi, Bagnaia ha infatti conquistato sia la Sprint che la gara vera e propria.

Martin invece ci è riuscito solo a Le Mans e ha conquistato più di 30 punti solo in due occasioni, in Francia e in Portogallo, mentre l’alfiere del Team Factory ci è riuscito sei volte, avendo incassato anche 31 punti in Qatar e 32 in Germania.

D’altro canto il portacolori Pramac non ha mai chiuso un week-end quest’anno con meno di 12 punti mentre l’inseguitore ha raccolto un solo punto ad Aragon e sei a Portimao.

Questo è il 28° GP che si disputa a Phillip Island, nonostante si tratti del 34° GP Australia perché sei edizioni sono andate in scena ad Eastern Creek.

In totale sono 81 le gare corse su questa pista, ma ancora nessuna Sprint, l’anno scorso posticipata alla domenica e poi cancellata per il maltempo.

Dieci sono i successi dei piloti australiani nei GP disputati a Phillip Island: sei per Casey Stoner, tutti in MotoGP (i primi quattro con la Ducati), due per Wayne Gardner (1989 e 1990) nella 500, uno per Mick Doohan in 500 nel 1998 e per Jack Miller in Moto3 nel 2014.

A loro sono intitolati alcuni tratti iconici del tracciato: la curva 1 è la Doohan Corner e la curva 3 è la Stoner Corner perché in quel punto faceva derapare la sua moto prima ancora dell’ingresso in curva, facendo frenare il posteriore. In quel modo riusciva a portarsi più a sinistra dei rivali e poteva frenare con la moto dritta all’interno di curva 4, eliminando buona parte dei rischi. Invece la curva 4 è la Miller Corner mentre il rettilineo d’arrivo si chiama Gardner Straight. 

Più di tutti a Phillip Island ha però vinto Valentino Rossi, otto volte, mentre tra i piloti in attività comanda Marc Marquez con quattro trionfi, ma quest’anno potrebbero eguagliarlo Brad Binder e Alex Rins, entrambi a quota tre.

L’otto volte campione del mondo è anche il primatista di pole dei piloti in attività, con cinque. Tuttavia risale al 2017 l’ultima edizione in cui il poleman ha conquistato la vittoria su questo tracciato.

Dal 2010, considerando le tre classi, soltanto tre delle 36 gare del GP Australia sono state vinte dagli italiani: nel 2014 Valentino in classe regina, nel 2019 Lorenzo Dalla Porta in Moto3 e nel 2023 Tony Arbolino in Moto2.

Nessuno dei tre ha poi conquistato il titolo, a differenza di Marco Simoncelli (nel 2008 su Gilera), unico italiano dal 2006 a conquistare nello stesso anno il GP Australia e il Mondiale. 

Pur avendo disputato nove gare a Phillip Island, Bagnaia non ha mai vinto ed è salito sul podio solo nelle ultime due: nel 2022 è stato terzo e l’anno passato secondo mentre in Moto3 in tre apparizioni su quattro non vide il traguardo.

Neppure Martin è mai salito sul gradino più alto del podio in Australia, anche se l’anno scorso ci è andato vicino: lo spagnolo è rimasto in testa per 26 giri ma all’ultimo giro, in difficoltà con le gomme, è retrocesso in quinta posizione.

Pure Jorge ha due podi su questa pista: nel 2017 è giunto terzo in Moto3 e nel 2019 secondo in Moto2 mentre in MotoGP è stato settimo e quinto nelle uniche partecipazioni.

Secondo i tecnici Brembo che a partire dal 2016 lavorano a stretto contatto con tutti i piloti della MotoGP, la pista di Phillip Island da 4,45 km di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti scarsamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 6 presenta un indice di difficoltà di 1, essendoci solamente sei frenate ed una sola particolarmente dura per i freni. I piloti usano i freni appena 20 secondi al giro, equivalenti al 22% dell’intera gara: entrambi sono record negativi per l’intero Mondiale.

Collocato sull’omonima isola a 140 km da Melbourne, è il circuito più vicino al Polo Sud dell’intero campionato, trovandosi a 38 gradi Sud di latitudine. Per mantenere adeguata la temperatura iniziale dei dischi in carbonio spesso le MotoGP utilizzano le cover, le stesse usate anche in altri circuiti in caso di pioggia.

La curva più dura di Phillip Island per l’impianto frenante è la prima: le MotoGP passano da 336 km/h a 189 km/h in 3,1 secondi in cui percorrono 217 metri grazie al carico di 4,1 kg sulla leva del freno. La decelerazione è di 1,5 g e la pressione del liquido freno Brembo tocca gli 8,8 bar. 

Dalla partenza alla bandiera a scacchi, nella gara domenicale, ciascun pilota esercita un carico sulla leva del freno di nemmeno sei quintali, meno della metà del GP San Marino e della Repubblica di Rimini.

L’Autore: Giovanni Cortinovis

Trafficante di velocità, coltivatore diretto di statistiche, allevatore di storie bestiali.

Si guadagna da vivere come giornalista dal 2002.
Segue, dal vivo, le road races dal 2005, quando andò per la prima volta all’Isola di Man.

Da allora ha assistito a innumerevoli edizioni di Tourist Trophy, North West 200, Ulster GP, Cookstown 100, Tandragee 100, Armoy Road Races, Olivers Mount Spring Cup, Bush, Killalane, Macao GP.

Una piccola parte di quanto ha visto e appreso su questo universo l’ha riversato nel libro “North West 200: La corsa più bella al mondo” in vendita su Amazon, dove ha raccolto una valanga di recensioni entusiastiche.

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