MOTOGP | ALLA SCOPERTA DEL GP GIAPPONE
Cinque GP al termine della stagione ma solamente due i piloti rimasti in lizza per il titolo della MotoGP: Jorge Martin capoclassifica con 366 punti e Pecco Bagnaia con 344, essendo Enea Bastianini a 75 punti dalla vetta e Marc Marquez a 78.
I due pretendenti al titolo hanno vinto un GP a testa in Giappone, ma in categorie differenti: Martin l’anno scorso si aggiudicò la gara e anche la Sprint (che non conta per le statistiche) mentre il piemontese vinse nel 2018 in Moto2, anche se transitò per secondo sul traguardo alle spalle di Fabio Quartararo che però fu squalificato a causa della pressione non regolamentare della gomma posteriore.
In classe regina nelle ultime 13 edizioni a Motegi si è registrato un solo successo di un pilota italiano, nel 2017 con Andrea Dovizioso, in una gara contraddistinta dalla pioggia che rese l’aderenza precaria. Il forlivese fu abile a rispondere all’attacco all’ultima curva di Marc Marquez, incrociando le traiettorie per imporsi con 249 millesimi sull’iberico.
Terzo fu Danilo Petrucci, ma ad oltre dieci secondi dai due fuggitivi mentre Valentino Rossi cadde al sesto giro alla curva 8 quand’era ottavo. Quel giorno la temperatura dell’aria non superò mai i 14 gradi e quella dell’asfalto restò sui 15 gradi, anche perché le precipitazioni non cessarono un istante.
Condizioni difficili che un tempo avrebbero richiesto i dischi freno in acciaio, ma quel giorno tutti i primi nove al traguardo utilizzarono i dischi in carbonio Brembo, confermando che con le opportune accortezze anche con la pioggia il carbonio rappresenta la situazione migliore.
Dieci sono i successi spagnoli a Motegi in MotoGP nelle citate ultime 13 edizioni: tre a testa per Dani Pedrosa, Jorge Lorenzo e Marc Marquez, uno Jorge Martin. Le restanti due vittorie portano la firma di Casey Stoner nel 2010 e Jack Miller nel 2022.
Nelle ultime tre edizioni del GP Giappone Martin ha ottenuto tre podi: terzo nel 2019 (in Moto2) e 2022, primo nel 2023.
Bagnaia invece è stato 13° nel 2019, è caduto due anni fa nel tentativo di superare Quartararo e l’anno scorso ha concluso terzo la Sprint e secondo la gara vera e propria.
Sono invece dieci i podi di Marc Marquez, vincitore anche in 125 nel 2010 e in Moto2 nel 2012: 12 anni fa lo spagnolo era in prima fila ma la sua Suter non volle sapere di mettersi in moto e quando lo fece lo relegò al quart’ultimo posto.
In MotoGP Marquez ha corso a Motegi nove volte e soltanto in due casi non è salito sul podio, ma in quelle occasioni (2015 e 2022) ha conquistato la quarta piazza. Nella Sprint però è stato settimo l’anno passato.
In ogni caso non si sa chi possa interrompere la striscia vincente della Ducati, reduce da 12 vittorie di fila: l’ultimo Costruttore a conquistare 13 GP consecutivi in classe regina è stata la Honda, trionfando dal GP Pacifico 2001 al GP Germania 2002.
Oltre tutto l’Aprilia ha sempre faticato a Motegi, tanto da vantare come miglior risultato il quinto posto dell’anno scorso con Aleix Espargaró.
L’Italia invece insegue il 900° successo in un GP, traguardo sfuggitole in Indonesia: tuttavia a raggiungere questo traguardo potrebbero essere Tony Arbolino o Celestino Vietti essendo la gara della Moto2 in programma prima della MotoGP.
Secondo i tecnici Brembo che a partire dal 2016 lavorano a stretto contatto con tutti i piloti della MotoGP, il Mobility Resort Motegi da 4,8 km di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni.
In una scala da 1 a 6 presenta un indice di difficoltà di 6, complice l’abbondanza di curve lente che ostacolano il raffreddamento degli impianti frenanti. I piloti usano i freni 10 volte al giro per un totale di 33 secondi e in metà di queste la decelerazione supera i 175 km/h.
Il regolamento dei Gran Premi approvato dalla Federazione Motociclistica Internazionale permette alle MotoGP di utilizzare dischi in carbonio da 320 mm, 340 mm e 355 mm di diametro.
Tuttavia a Motegi, in caso di competizione dichiarata asciutta dal Direttore di gara, i piloti non possono impiegare i dischi da 320 mm ma devono obbligatoriamente optare per quelli da 340 mm o da 355 mm.
Questa norma è stata elaborata di concerto con Brembo che, dati alla mano, ha dimostrato come i freni siano particolarmente sollecitati sul tracciato giapponese. All’aumentare del diametro del disco migliora infatti la dispersione termica in senso radiale.
La curva più dura del Mobility Resort Motegi per l’impianto frenante è la prima: le MotoGP passano da 285 km/h a 95 km/h in 4,7 secondi in cui percorrono 224 metri grazie al carico di 5,4 kg sulla leva del freno. La decelerazione è di 1,5 g e la pressione del liquido freno Brembo tocca gli 11,6 bar.
Dalla partenza alla bandiera a scacchi, nella gara domenicale, ciascun pilota esercita un carico sulla leva del freno di quasi 8,8 quintali.
L’Autore: Giovanni Cortinovis
Trafficante di velocità, coltivatore diretto di statistiche, allevatore di storie bestiali.
Si guadagna da vivere come giornalista dal 2002.
Segue, dal vivo, le road races dal 2005, quando andò per la prima volta all’Isola di Man.
Da allora ha assistito a innumerevoli edizioni di Tourist Trophy, North West 200, Ulster GP, Cookstown 100, Tandragee 100, Armoy Road Races, Olivers Mount Spring Cup, Bush, Killalane, Macao GP.
Una piccola parte di quanto ha visto e appreso su questo universo l’ha riversato nel libro “North West 200: La corsa più bella al mondo” in vendita su Amazon, dove ha raccolto una valanga di recensioni entusiastiche.