LA GUIDA SU STRADA.

Vorrei ricordare a tanti appassionati motociclisti che la moto nasce in strada, le prime competizioni sono state corse in strada. Perché questa premessa? Perché spesso mi imbatto in discussioni “social” se non in incontri con curiosi sedicenti campioni di Motogp impegnati in un continuo screditare quell’andare in strada, come se la pista fosse l’unico scenario per identificarsi in “quello capace“.

Da ragazzino, quindi non ora alla veneranda età di 48 anni, acquistai una vhs del Tourist Trophy e non mi ci volle molto a capire che le amatissime e seguitissime gare in pista in realtà erano una minima parte di quelle competizioni corse del Nord Europa, la più famosa corsa in quell’Isola chiamata UOMO.

Noi semplici utenti  non siamo piloti delle roadraces o della Motogp, siamo persone che amano questa passione chiamata Moto, non ci rende fighi la maxi supersportiva, semmai occupiamo senza merito quella sella.

Siamo una platea infinita, siamo uno diverso dall’altro, abbiamo storie infinite. Solo per questo dovremmo tacere e non fare i “professoroni” per un corso frequentato credendo di essere poi destinatari di verità assolute. Che noia, parlo per me, ascoltare quei luoghi comuni tipo “ vado in pista perché mi conosco, in strada mi sarei ammazzato “, “ chi non va in pista non sa cosa sia il limite“, “ devi spostare il culo, spingere di qua, sporgerti di la”, per finire con la più buffa: “l’elettronica è nel mio polso destro”.

No cari ragazzi e ragazze, non funziona proprio così.

La pista è un luogo sicuro dove andare in moto veloce, non è il motociclista ad essere sempre più veloce.

Io sono cresciuto dell’idea che se uno nasce “quadrato” non diventa “tondo”, e questa massima la giro a molti appassionati pronti ad etichettare schernendo  chi va in strada dimenticandosi della propria carnevalesca esperienza in pista.

Non è indossare una tuta, arrivare in circuito con un furgone, avere delle slick da montare a rendervi super eroi.

Piuttosto la gioia di chi vende parti racing, obbligato ad  assecondare ( che pazienza!) quelle vostre difficoltà a limare un secondo da quei  tempi distanti come i due poli terrestri fatti da un pilota con una supersportiva versione base con gomme di serie. Ci vuole umiltà e rispetto nel giudicare chi non fa ciò che noi facciamo. Chi per scelta, chi per condizioni economiche.

Invece no, i social offrono platee noiosissime di montati pronti a giudicare persino stili dei piloti anni ’90, “vecchia scuola ora non si corre così”!

A me invece piacerebbe vedere Doohan, Schwantz, Bayliss ventenni oggi buttati tra i piloti VERI della motogp, perché se dovessi immaginarli a confrontarsi con questi professoroni suggerirei subito un tema per la GIALAPPAS!

Essere motociclista implica conoscenza, interesse, curiosità, pena offrire un siparietto di frustrati. Per capire come la pista possa essere fuorviante per la propria autostima basterebbe prendere un percorso X, fare correre in quel tratto un utente Y, offrendogli  tutti i pregi della pista, senso unico, asfalto perfetto, spazi di fuga, e poi riproporlo con i limiti della strada, doppio senso, asfalto rovinato, muri, ostacoli. Credo che Y per forza si palesi  più veloce in pista, siamo sicuri che non lo sia proporzionalmente come lo è in strada? ( ho estremizzato un po’, ben conscio dei limiti stradali da rispettare). Perché ho scritto questo pezzo, a tratti provocatorio, perché la superficialità imperante di molti rischia di far scemare l’amore per questa passione, che non può ridursi a rare comparsate in pista.

La pista è una minima parte di mondo, se va bene di 5 km da ripetere ossessionatamente registrando tempi sul giro mai vicini l’uno all’altro (altra differenza tra piloti e neofiti), la strada invece è mondo, non perché uno la debba affrontare come un idiota, ma perché offre mille scenari, una curva diversa dall’altra, un dosso, un “cavatappi” naturale, e molto molto altro ancora.

Sempre con schiettezza un abbraccio a tutti, ricordatevi che un grande parla di se stesso, un piccolo si spende a parlare degli altri. La prima sfida che sia in moto o nella vita si gioca con se stessi.

Articolo a cura di Andrea Costanzo, uno dei nostri più grandi Appassionati Motociclisti!