PAGELLE SENZA TREMARELLE | GP DI ARAGÒN
Se siete qui per leggere di biscotti o di incidenti volutamente causati per creare un danno ad un collega, queste pagelle non fanno per voi. Qui non si cavalca il nazionalismo che va di moda in alcune tv e siti internet per creare due schieramenti: noi (italiani) contro loro (gli stranieri, in particolare gli spagnoli).
Come già le precedenti pagelle senza tremarelle (le potete trovare tutte qua sotto) anche queste sono compilate guardando esclusivamente i fogli dei tempi e le azioni in pista. I nomi dei piloti, la nazionalità o il clan di appartenenza non inficiano il giudizio che dipende esclusivamente dal risultato delle due gare del GP, malgrado la Dorna insiste a non chiamare gara la Sprint.
Per determinare il voto finale i piazzamenti vengono parametrati alla moto in dote a ciascun pilota, al team per cui corre e di conseguenza il confronto non può che prescindere dal compagno di squadra: se siete tra quelli che credono che in un box vi siano favoritismi legati al palmares o al potere commerciale di un pilota potete interrompere la lettura seduta stante.
Nelle scorse settimane siamo stati accusati di essere troppo critici con i piloti, senza concedere loro attenuanti. È indubbiamente vero e continueremo a seguire questa linea editoriale perché trattasi di professionisti, lautamente ricompensati per le loro gesta.
Per questa ragione le scuse qui stanno a zero, a differenza di altrove dove si cercano appigli per salvare la reputazione di un pilota. Così facendo alcuni colleghi potranno darla a bere alla massa ma chi segue il motociclismo da anni non si fa condizionare da ricostruzioni posticce, ma guarda alle classifiche delle varie sessioni e al cronometro. Tutto il resto è fuffa e a noi la fuffa fa venire l’orticaria.
Marc Marquez 10 e lode: lo spagnolo merita il voto elargito ad Assen a Bagnaia perché come il piemontese in quell’occasione, anche Marc ha conquistato la pole, vinto entrambe le gare con distacchi importanti (quasi tre secondi il sabato e 4,8 secondi nella gara lunga) facendo pure segnare il giro più veloce di ciascuna ed è rimasto al comando per tutti gli 11 giri della Sprint e i 23 della gara domenicale. Oltre tutto Marquez si è preso la pole con 840 millesimi di vantaggio sul secondo. Il ritorno alla vittoria dopo 1.043 giorni l’ha fatto diventare il terzo pilota di sempre a conquistare almeno 60 GP in classe regina, dopo Giacomo Agostini e Valentino Rossi.
Jorge Martin 9: al MotorLand, terreno di caccia di Marquez (sette le vittorie del Marcziano), è stato il primo degli umani. Ha mancato la prima fila ma questo l’ha aiutato, garantendogli una parte del tracciato meno sporca al via. Per tutti gli 11 giri della Sprint e per 22 dei 23 del GP ha sempre occupato la seconda posizione, dopo aver infilato alla seconda tornata Acosta e si è tenuto lontano da possibili attacchi dei piloti alle calcagna: nella gara lunga dopo tre giri aveva già un secondo di vantaggio sugli inseguitori. Con i 29 punti raccolti è tornato in cima alla classifica e ora ha 23 punti di margine.
Pedro Acosta 8: checché se ne dica, la KTM di quest’anno è una moto scarsamente competitiva, anche se superiore alle giapponesi. Quando però l’aderenza non è massima ed è necessario esibire sensibilità di guida lo squalo di Mazarron torna ad esibire la sua classe. In qualifica è secondo, come era stato solo ad Austin. Nella Sprint conquista subito la terza piazza e non la cede più fino alla bandiera a scacchi, conquistando in una volta sola sette punti, più della somma delle sue ultime quattro Sprint. Domenica parte forte ma al secondo giro commette un errore e Martin lo passa. Al terzo giro deve inchinarsi ad Alex Marquez ma riesce a controllare senza patemi Morbidelli. Nulla può contro Bagnaia ma il moto scontro tra le Ducati gli regala quel podio che non assaporava dal Texas.
Brad Binder 6,5: se non fosse per Acosta, il sudafricano sarebbe la prima guida delle moto austriache. In qualifica è settimo, davanti a tutte le Aprilia e a due Ducati. Nella Sprint rifila oltre sette secondi a Jack Miller e ad Augusto Fernandez, chiudendo sesto. In gara è quarto, pur senza eseguire alcun sorpasso ma solo per le cadute di tre piloti che lo precedono. Conclude ad appena un secondo e mezzo da Acosta e l’essersi messo dietro due Desmosedici GP24, oltre a tutte le Aprilia, Yamaha e Honda gli frutta una sufficienza piena.
Enea Bastianini 5: l’incostanza fatta persona, oltre all’incapacità di essere efficace in prova. Non solo non riesce a conquistare un posto nelle prime due file, ma addirittura manca la Q2, chiudendo con il 14° posto, peggiore delle otto Ducati in pista. Non contento perde un’altra posizione al via e conclude la Sprint al settimo posto, ad oltre 14 secondi da Marc Marquez e a quattro secondi dal fratello Alex, in sella alle GP23. Un filo meglio la gara lunga, con tre posizioni strappate nel giro inaugurale. Per metà manche si plafona in decima posizione poi ha la forza di superare tre moto di Borgo Panigale e, complice l’incidente tra le altre due rosse, arriva quinto.
Alex Marquez 5: il quinto posto in qualifica è buono perché rifila tre decimi a Morbidelli che a differenza sua ha la GP24. Al via è quarto, poi è superato da Bagnaia ma al quarto giro si riprende la posizione e porta a casa la medaglia di legno: tanta roba considerando che solo una delle quattro Ducati di ultima generazione lo precede. Nella gara lunga si libera alla seconda tornata di Acosta e a metà contesa il terzo posto sembra in cassaforte, avendo due secondi e quattro decimi di vantaggio su Bagnaia. Alla fine del 17° giro però il margine si è ridotto a 151 millesimi. Il giro successivo alla curva 12 va lungo in frenata, restando però sull’asfalto. Rientra e si scontra con Bagnaia, incrinando la gioia della famiglia Marquez. Incidente di gara, secondo i Commissari.
Marco Bezzecchi 4,5: primo degli esclusi in Q1 è anche il primo a non prendere punti nella Sprint, complice il decimo posto dopo aver scavalcato per alcuni metri all’ultimo giro Bagnaia ma solo temporaneamente. Nella gara tradizionale è settimo, davanti al compagno di squadra che pur gli arriva davanti ma è penalizzato. Senza questa penalità e l’incidente di Alex Marquez sarebbe stata l’ultima Ducati all’arrivo, con un ritardo di 25 secondi da Marc Marquez. Come se non bastasse Bezzecchi è pure ottavo in classifica dei piloti Ducati.
Francesco Bagnaia 4: un solo punto, suo peggior bottino stagionale, scaturito dal nono posto nella Sprint. Le ragioni del 4 sono essenzialmente quattro: a) in qualifica incassa 842 millesimi da Marquez, un’eternità per un biridato in carica; b) al via nella Sprint scarica a terra tutta la potenza, pur consapevole di trovarsi sul lato sporco della pista. Le partenze a razzo sono la sua specialità ma in questo caso avrebbe dovuto parzializzare l’acceleratore, perdendo decimi invece di secondi; c) la domenica ripete il medesimo errore, ritrovandosi a due secondi dopo un giro; d) in sei giri rimonta quasi tre secondi ad Alex Marquez, ossia mezzo secondo al giro. Con una simile differenza di passo non si sarebbe dovuto far ingolosire tentando l’attacco in quel punto, avendo a disposizione ancora 27 km per provarci, forte anche di un abisso nelle velocità di punta: 349,5 km/h, 341,8 km/h Alex Marquez.
Franco Morbidelli 4: la classifica piange, a causa dello stato di forma di Martin che a parità di box ha quest’anno 216 più di Morbidelli. Eppure il sesto posto in qualifica, anche se dietro a due GP24, faceva ben sperare. Al primo giro della Sprint perde però cinque posizioni e al secondo si stende. Riparte ma solo per riportare la moto ai box. La domenica invece conquista il quinto posto e lo conserva per otto giri. Al nono giro va però lungo e perde tre posizioni in una volta sola. Al 17° giro è passato pure da Bastianini e conclude sesto, distanziato di quasi 21 secondi dal vincitore dotato di GP23. Una batosta.
Fabio Di Giannantonio 4: rientra dopo aver saltato il GP Austria e fatica a trovare il feeling, tanto da concludere la qualifica al 17° posto. Nella Sprint parte male, perdendo 2 posizioni. Recupera fino al 13° posto salvo concludere 15°. Nella gara lunga ha un brillante scatto che gli vale il decimo posto in avvio. Rimonta fino al settimo posto ma incassa 16 secondi di penalità per la pressione troppo bassa delle gomme e così finisce ottavo.
Luca Marini 4: in qualifica è terz’ultimo mentre Johann Zarco entra in Q2. Nella Sprint conquista subito il 16° posto e lo conserva fino alla conclusione, precedendo Mir di quattro secondi ma accusando quattro secondi di ritardo da Nakagami. La sua domenica si apre con la partenza dalla pit lane per un guasto alla sua Honda e così dopo un giro ha già oltre un minuto di ritardo da Marquez. Con professionalità disputa l’intera gara, anche se con il terz’ultimo tempo sul giro: più lento di mezzo secondo di Zarco e di tre decimi del giapponese. Nakagami termina 11° ed ora ha 18 punti in classifica, Zarco 13° e sale a 17. Marini resta con un solo punto.
L’Autore: Giovanni Cortinovis
Trafficante di velocità, coltivatore diretto di statistiche, allevatore di storie bestiali.
Si guadagna da vivere come giornalista dal 2002.
Segue, dal vivo, le road races dal 2005, quando andò per la prima volta all’Isola di Man.
Da allora ha assistito a innumerevoli edizioni di Tourist Trophy, North West 200, Ulster GP, Cookstown 100, Tandragee 100, Armoy Road Races, Olivers Mount Spring Cup, Bush, Killalane, Macao GP.
Una piccola parte di quanto ha visto e appreso su questo universo l’ha riversato nel libro “North West 200: La corsa più bella al mondo” in vendita su Amazon, dove ha raccolto una valanga di recensioni entusiastiche.