PAGELLE SENZA TREMARELLE | GP MALESIA

Non è finita, finché non è finita. Lo sosteneva Yogi Berra, celebre giocatore di baseball del secondo dopoguerra, vincitore di 13 World Series, le finali della MLB, il massimo campionato al mondo. Pare che i produttori Hanna-Barbera si siano ispirati a lui per battezzare l’orso Yogi, a cui nella versione italiana è stata aggiunta una H, diventando Yoghi.

Non è finita, ribadisce Pecco Bagnaia, nonostante il suo distacco da Jorge Martin sia salito da 17 a 24 punti. Ne restano infatti da assegnare ancora 37 e questo consente al bicampione in carica di riconfermarsi anche senza la necessità di vincere le due manche rimanenti: con due secondi posti, infatti, Bagnaia intascherebbe 29 punti e sarebbe campione se Martin non riuscisse a farne più di 5.

D’altro canto Martin sarebbe aritmeticamente campione in caso di vittoria della Sprint, perché il suo vantaggio diventerebbe di almeno 27 punti, con solo 25 in premio per la gara domenicale. Lo stesso accadrebbe con l’iberico secondo nella gara breve e Bagnaia terzo perché il gap diventerebbe di 26 punti. Invece, in caso di trionfo di un terzo incomodo nella Sprint con Martin davanti a Bagnaia, Jorge diventerebbe campione solo grazie all’intromissione di un quarto tra loro.

Le loro gesta in Malesia sono oggetto del nostro consueto appuntamento intitolato pagelle senza tremarelle in cui giudichiamo le prestazioni dei piloti nelle due gare. 

Per ridurre la discrezionalità i risultati sono parametrati alla moto in dote a ciascun pilota, al team per cui corre e di conseguenza il confronto non può che prescindere dal compagno di squadra: se siete tra quelli che credono che in un box ad un pilota sia affidato un prototipo unico al mondo e al compagno di squadra una moto realizzata con gli scarti, oppure che un pilota eviti di superare un connazionale per non togliergli punti, evitate pure di proseguire.

Jorge Martin 9: per la quarta volta quest’anno totalizza più di 30 punti in un GP, mettendo una serie ipoteca sul titolo. In qualifica è secondo ma al semaforo ha ottimi riflessi ed entra al comando alla prima curva, costringendo Bagnaia all’esterno. Guadagna subito un paio di decimi e al terzo giro Pecco si stende. A quel punto Martin smette di forzare ma ciò nonostante tiene a distanza Marc Marquez, garantendosi il settimo successo stagionale nella Sprint. La domenica, al secondo via, parte peggio del rivale ed è costretto ad accodarsi. Martin porta un primo attacco alla curva 6 e un secondo alla 14 ma attraverso l’incrocio Bagnaia torna davanti. Per tre giri il copione si ripete finché al quinto Martin perde otto decimi. La vittoria è andata ma ci sarebbe ancora da tenere a bada Marquez che però cade al settimo giro. A quel punto il decimo secondo posto dell’anno nelle gare lunghe è in ghiacciaia.

Fabio Quartararo 8: il sesto posto domenicale è il miglior risultato stagionale della Yamaha che riesce anche a piazzare Alex Rins in ottava posizione. Il francese gli è sempre davanti, a partire dalla qualifica conclusa all’ottavo posto. Al primo giro della Sprint Fabio supera Miller e al secondo Morbidelli. Con la caduta di Bagnaia sale al quinto posto che conserva fino alla bandiera a scacchi mentre Rins conclude 11°. La domenica il transalpino è ottavo nel primo terzo di gara ma grazie alle scivolate di Morbidelli e Marc Marquez acquisisce la sesta piazza, precedendo quattro Ducati. Il suo talento non si discute e Sepang ci conferma che non è appassito.

Alex Marquez 7,5: ogni anno è la stessa storia, in Malesia si esalta. Nel 2023 Alex vinse la Sprint e fu secondo nel GP mentre questa volta ottiene due quarti posti, dopo aver ottenuto la prima fila, a scapito del fratello e di un paio di Desmosedici GP24. Gli manca ancora lo spunto e la cattiveria nei primi metri di gara: sia nella Sprint che nella gara canonica rovina la qualifica con il sesto posto alla fine della prima tornata. Non che realizzi chissà quali sorpassi, tranne su Morbidelli al sabato, ma non sbaglia nulla e rifila a Bezzecchi sei secondi nella Sprint e dieci nella gara lunga, scavalcandolo in classifica.

Enea Bastianini 7: un duplice terzo posto è un risultato discreto considerando il bolide di cui si giova. Eppure in qualifica è dietro a tutte le altre GP24 e pure ai fratelli Marquez con la GP23, ma soprattutto incassa un secondo da Bagnaia. Nella Sprint scavalca subito Alex e dopo una curva Morbidelli, poi approfitta della caduta del compagno di squadra per terminare terzo, senza mai riuscire ad impensierire Marc. Il terzo posto la domenica è il suo 50° podio nei GP ma è rovinato dai dieci secondi e mezzo da Pecco. Troppi.

Marc Marquez 5,5: getta alle ortiche quello che sarebbe stato il suo 150° podio in carriera con la caduta numero 24 della stagione. In qualifica è preceduto dal fratello ma alla partenza della Sprint non ha esitazioni e si prende subito il terzo posto che diventa il secondo con la caduta di Bagnaia. È terzo anche nei primi giri della gara lunga ma all’ultima curva del settimo giro rovina a terra. Riparte quart’ultimo e duella a lungo con Morbidelli. Si scatena negli ultimi tre giri, passando l’italobrasiliano, Raul Fernandez, Marini ed Espargaró, fino a conclude 12°. Abbastanza per conservare un punto di vantaggio su Bastianini nella corsa alla terza posizione finale.

Francesco Bagnaia 5: l’ottavo zero stagionale è pesantissimo. Considerando solo le Sprint, cinque volte non ha ottenuto nemmeno un punto, in un’occasione (Aragon) ha raccolto un punto e in un’altra (Austin) due. Eppure inizia il fine settimana con la settima pole dell’anno e il nuovo record del tracciato. Alla partenza della Sprint viene però subito affiancato da Martin che lo porta all’esterno. Fatale gli è la curva 9, che già al primo giro gli costa uno scuotimento e la perdita di alcuni metri. Al terzo giro, quella stessa piega lo porta all’errore e al ritiro. La domenica invece scatta in maniera perfetta e va subito in testa, anche se Martin per tre giri lo passa più volte. Bagnaia risponde sempre, con l’arte dell’incrocio, finché al quinto giro non ne fiacca la resistenza. Le vittorie stagionali nei GP diventano dieci, un valore che solitamente garantisce il titolo. Accadrà anche quest’anno?

Pedro Acosta 4,5: cominciare il fine settimana con una caduta al primo turno di libere non lo aiuta, rendendolo più timoroso del solito: in qualifica è 13° dietro alle due KTM Factory. Nella Sprint recupera in pochi metri tre posizioni, poi scavalca Miller che però reagisce finendogli davanti, così come Binder: lo spagnolo è solamente nono. Nella gara lunga si mette in luce con qualche sorpasso nei primi tre giri poi più nulla fino al quinto posto, gentile omaggio di Marc Marquez e Morbidelli.

Luca Marini 4: due quindicesimi posti per continuare l’agonia. In qualifica è 19° dietro al rientrante Iannone, a Nakagami e a Zarco. Sua è la migliore Honda al traguardo nella Sprint, anche se le Yamaha sono lontane. Alla domenica riesce a farsi riprendere e superare da Morbidelli e Marc Marquez che pur sono caduti e ripartiti. Un’umiliazione che Zarco evita e non a caso il francese ha 53 punti in classifica, Marini 14.

Andrea Iannone 4: l’avevamo scritto la settimana scorsa, la Malesia non è una pista che gli va a genio, tanto che in nove occasioni su 13 GP disputati a Sepang non aveva preso nemmeno un punto. Se ci aggiungiamo i quasi cinque anni senza guidare in gara una MotoGP il risultato non poteva che essere questo, anche se in qualifica si toglie lo sfizio di mettersi dietro cinque colleghi. Le gare sono però un’altra cosa, come dimostra il 19° posto nella Sprint e il 17° nel GP a rispettivamente a 26 secondi e a 48 secondi dal vincitore.

Franco Morbidelli 3,5: un terzo dei punti del compagno di squadra danno l’idea del fallimento. L’unico guizzo è il quarto posto in Q2 davanti a Marc Marquez e Bastianini. La Sprint lo vede concludere sesto, alle spalle di Quartararo e di un paio di GP23, a nove secondi da Martin. La domenica è quarto davanti a Bastianini per cinque giri, poi subisce il sorpasso e al settimo giro si stende alla curva 9. Riparte dietro a Marc, lo scavalca, si scambiano più volte le posizioni ma negli ultimi due giri lo spagnolo se ne va e Morbidelli termina 14°.

Marco Bezzecchi 3,5: nella Top 10 del campionato sono presenti sette Ducati. L’unica assente è la sua, al momento 12° in classifica, dopo essere stato scavalcato da Alex Marquez. Per il quarto GP consecutivo non arriva nemmeno a dieci punti. Il disastro comincia con il 14° posto in qualifica, davanti per soli tre decimi al rientrante Iannone. Nella Sprint rimonta fino al decimo posto, giungendo dietro a tre KTM. La domenica suda sette camicie per passare Zarco e quando finalmente ci riesce gli altri sono lontani. Conclude nono a 22 secondi dal vincitore e a dieci da Alex Marquez, oltre che terminare dietro alle Yamaha. 

L’Autore: Giovanni Cortinovis

Trafficante di velocità, coltivatore diretto di statistiche, allevatore di storie bestiali.

Si guadagna da vivere come giornalista dal 2002.
Segue, dal vivo, le road races dal 2005, quando andò per la prima volta all’Isola di Man.

Da allora ha assistito a innumerevoli edizioni di Tourist Trophy, North West 200, Ulster GP, Cookstown 100, Tandragee 100, Armoy Road Races, Olivers Mount Spring Cup, Bush, Killalane, Macao GP.

Una piccola parte di quanto ha visto e appreso su questo universo l’ha riversato nel libro “North West 200: La corsa più bella al mondo” in vendita su Amazon, dove ha raccolto una valanga di recensioni entusiastiche.

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