TOPRAK A UN PASSO DALLA STORIA
Mentre la MotoGP ha il suo Marc Márquez, la Superbike, per certi versi, ha il suo Toprak Razgatlıoğlu. Ho sempre sostenuto che, seppur con storie diverse, questi due fenomeni abbiano in comune un talento smisurato, quasi sproporzionato rispetto agli altri. Sebbene possa apparire limitato come termine di paragone, il miglior confronto è quello con chi corre con la stessa moto, e in questo scenario le due categorie, MotoGP e SBK, consegnano alla storia di questo sport due giganti.
Toprak arriva da una terra, la Turchia, che non è propriamente la Spagna, l’Italia o gli Stati Uniti in termini di cultura motociclistica e infrastrutture dedicate al motociclismo. La nascita di fenomeni in un contesto così limitato assume connotati ancor più mitologici. Kenan, il Re Turco delle WSS, ci ha fatto conoscere un ragazzino funambolo: Toprak. All’inizio sembrava rimanesse tale, invece questo ragazzo ha già vinto un mondiale in Yamaha, non certo la regina della storia Superbike, e oggi, a un Gran Premio dalla fine, in Spagna, quel ragazzo ha in mano la possibilità di iscrivere BMW nell’albo d’oro di un campionato mondiale SBK per la prima volta.
Come al solito, in patria qualcuno deve sminuire l’impresa: “Con le super concessioni sono capaci tutti!” Di certo non gli altri piloti BMW. Se togliessimo Toprak dalla classifica, BMW sarebbe l’ennesima comparsa. Se togliessimo Marc dal campionato GP2023, la Ducati satellite sarebbe dietro non solo alle ufficiali, ma anche dietro al rookie Acosta su Gas Gas, dietro KTM e dietro Aprilia.
Io sono felicissimo di vedere piloti protagonisti provenienti da altri Paesi, mi affascina molto. Ho sempre considerato “la fame” l’essenza del talento, e Toprak regala gioia solo a guardarlo. A me ricorda molto Schwantz, un funambolo come nessun altro, ma terribilmente veloce su mezzi dove i compagni di squadra diventano opache comparse (molto spesso). Pensate che la staccata di Razgatlıoğlu ha obbligato Brembo a produrre sistemi di raffreddamento specifici per il suo utilizzo estremo; altrimenti, le temperature raggiunte avrebbero compromesso l’affidabilità del sistema frenante.
Oggi 46 punti lo separano dalla storia e da Bulega, un altro pilota che ha raccontato moltissimo quest’anno. È vero, corre su una Ducati, ma lui era esordiente. Arriva da campione del mondo WSS, ma anche da infinite stagioni opache in Moto3 e Moto2. Veramente un’esplosione che dimostra come un pilota in crisi possa riscoprirsi campione del mondo.
È la stagione che ha visto la rinascita anche di Petrucci e Iannone. Il primo ha scritto un record unico: l’uomo che vince dappertutto, sul serio, dalla terra all’asfalto; il secondo, dopo quattro anni di stop, vince un GP in un campionato del mondo. Non è nelle capacità di tutti.
Attendiamo ora, in terra spagnola, che la storia ci regali un’impresa unica.
Al mondiale Superbike manca solo l’impegno delle case: sarebbe bello, molto bello, vedere oltre ai piloti, una platea di moto diverse e competitive.