VALENTINO ROSSI E LA FERITA APERTA DEL 2015
Valentino Rossi è una leggenda.
Nove titoli mondiali, oltre 20 anni di carriera al top e un carisma che ha segnato indelebilmente il mondo del motociclismo. Eppure, sembra che non basti. Nonostante il suo straordinario palmarès, ogni tanto riaffiora quella ferita mai guarita del 2015, come se il suo lascito fosse ridotto a quell’unica, maledetta stagione.
Ma è davvero giusto che un campione come Rossi venga dipinto in questo modo, come un “manipolatore” o, peggio, come colui che ha “sottovalutato il suo avversario”? Facciamoci due domande.
Jorge Lorenzo e il titolo del 2015: “Insultavano mia madre”
Partiamo dalle parole di Jorge Lorenzo, che recentemente ha raccontato nel primo episodio del podcast La Persona detràs del Piloto, pubblicato sul suo canale YouTube Dura la Vita il dramma vissuto nel 2015.
“C’era odio, come nelle partite di calcio dove le tifoserie si detestano, tipo Real Madrid-Barcellona”, dice Lorenzo, ricordando il clima tossico che ha avvolto la MotoGP in quella stagione. Il campione spagnolo, tra le righe, sembra quasi incolpare Rossi e i suoi tifosi per quell’ondata di ostilità. È un racconto crudo: Lorenzo vince il mondiale, ma la gioia è oscurata dagli insulti rivolti alla madre. “Ci hanno detto ‘avete rubato il campionato’, erano tifosi di Rossi”.
La questione è delicata, ma una cosa va chiarita: i fan, per quanto accaniti, non dovrebbero mai diventare la misura del valore di un pilota.
Valentino Rossi è stato, ed è tuttora, un’icona del Motorsport. È amato, venerato, ma come spesso accade per i grandi campioni, la sua immagine polarizza. Alcuni fan hanno esagerato, ma ridurre il 2015 a una mera guerra tra tifoserie è fuorviante.
Lorenzo merita rispetto per il suo titolo, ma insinuare che Vale abbia “manipolato” l’intera situazione, e stia continuando a farlo al giorno d’oggi, non regge.
Forcada e il “manipolatore”
E qui entra in scena Ramón Forcada, ex capotecnico di Lorenzo, che con una certa nonchalance ha etichettato Rossi come un “manipolatore”.
Ma che cos’è un manipolatore, davvero? Se manipolare significa usare l’intelligenza, la strategia, e persino l’astuzia, allora Valentino Rossi è colpevole. Colpevole di essere stato, per più di due decenni, il pilota più brillante e carismatico del paddock.
Forcada sostiene che Rossi “ha commesso un errore nel 2015, ha sottovalutato Marquez e non l’ha saputo rendere un alleato”, un’analisi che suona quasi come un’accusa di ingenuità.
Ma qui viene il punto: è davvero Rossi a dover essere biasimato per il caos del 2015, o forse il motociclismo moderno, intrappolato nella politica di squadra e nelle alleanze sotterranee?
Marc Marquez: il vero problema
La figura di Marc Marquez, il cosiddetto “pilota più sporco” secondo Rossi, è centrale in questa storia.
Marquez non aveva nulla da perdere nel 2015, già fuori dalla lotta per il titolo, eppure ha deciso di inserirsi in modo spietato, destabilizzando Rossi e favorendo, in ultima analisi, Lorenzo. È davvero una coincidenza? Rossi ha commesso un errore tattico nel non “allearsi” con Marquez, come suggerisce Forcada? Oppure, come molti sospettano, Marquez aveva già deciso di interferire in quella battaglia, indipendentemente dalle azioni di Rossi?
La verità è che, in pista, tutto può succedere, e le battaglie non si combattono solo sul cronometro. Marquez ha giocato sporco? Forse sì, ma Rossi ha fatto l’errore di pensare che la sportività fosse ancora al centro della competizione.
E in quel momento, il Dottore ha scelto di combattere a viso aperto, senza sotterfugi. A costo di rimetterci un Mondiale.
La Leggenda VR46
Valentino Rossi non è perfetto. Ha commesso errori, ha avuto rivalità accese, ma ha sempre saputo come far innamorare milioni di tifosi con il suo stile unico. Perché, alla fine, ciò che distingue un grande campione non è solo il numero di titoli, ma la capacità di trasformare ogni gara in uno spettacolo.
Valentino lo ha fatto, e continuerà a farlo, anche da ritirato. E se qualche fan ha perso la bussola nel difendere il proprio idolo, non possiamo incolpare Rossi per questo.
A distanza di quasi dieci anni, possiamo davvero dire che il 2015 ha cambiato il nostro modo di vedere il motociclismo? Forse sì, ma è anche vero che Valentino Rossi, nel bene e nel male, ha sempre giocato con le carte scoperte. Non ha mai cercato scorciatoie, e non ha mai avuto paura di affrontare gli avversari, nemmeno quando tutto sembrava remargli contro.
In definitiva, facciamoci due domande.
Se Valentino Rossi è stato davvero un “manipolatore”, perché milioni di fan lo venerano ancora? E se Lorenzo ha vinto giustamente quel mondiale, perché sente ancora il bisogno di giustificarsi e di chiedere conferme da terze parti?
La risposta, forse, non è così complicata come sembra: Rossi ha lasciato un segno che va ben oltre i numeri e i titoli conquistati.