WSBK | ALLA SCOPERTA DEL ROUND BRITANNICO DELLA SUPERBIKE

Dopo quattro settimane si riaccendono i motori della Superbike, di scena questo week-end a Donington Park, nel Regno Unito. Un circuito storico perché il 3 aprile 1988 ospitò il primo round della edizione inaugurale del Mondiale Superbike: la pole fu preda di Roger Burnett ma le due gare videro protagonisti in nostri piloti. In Gara1 si impose Davide Tardozzi con la Bimota davanti a Marco Lucchinelli con la Ducati e a Joey Dunlop con la Honda. In Gara2 trionfò invece Lucchinelli con due Honda alle sue spalle, Fred Merkel e il citato Burnett. In quell’occasione, non fu assegnato un punteggio per ciascuna manche ma uno soltanto, impiegando la graduatoria determinata dalla somma dei tempi: gli allora 20 punti per il vincitore andarono a Lucky, 17 a Merkel e 15 a Dunlop mentre Tardozzi, caduto in Gara 2 in vista del traguardo non incassò nulla, pur avendo conquistato una manche.

Nell’ultimo triennio la pole è sempre stata conquistata da Jonathan Rea, anche se poi il nordirlandese di Ballymena (da non confondere con la Ballymoney della dinastia dei Dunlop) non è riuscito a capitalizzarla: Rea ha infatti vinto soltanto una delle ultime nove manche corse a Donington Park. Sei se le è aggiudicate Toprak Razgatlioglu, inclusa la tripletta del 2021 e le restanti due Alvaro Bautista l’anno passato.

A pari merito in testa alla classifica delle Case più vittoriose a Donington Park ci sono Ducati e Kawasaki con 19 successi ciascuna, terza la Yamaha con 15. Un solo successo finora per la BMW, ottenuto nella Gara1 del 2012: il costruttore bavarese fece addirittura doppietta perché vinse Marco Melandri con Leon Haslam sul gradino intermedio del podio.

La pista è lunga 4,023 km ed è contraddistinta da 12 curve di cui sette a destra. Il rettilineo principale è di appena 550 metri di lunghezza e ciò impedisce alle Superbike di raggiungere grandi velocità. Oltre tutto dalla curva 6 alla curva 9 i piloti impiegano i freni in tutte le curve. Lo sostiene Brembo che quest’anno fornisce i suoi componenti frenanti a 12 team per un totale di 18 piloti. Un predominio discendente dall’altissimo livello di prestazioni, affidabilità e costanza di rendimento dei freni realizzati da Brembo. Lo dimostra anche l’albo d’oro: tutte le moto vincitrici del Mondiale Costruttori, a partire dal 1988, hanno utilizzato gli impianti frenanti Brembo e lo stesso hanno fatto i piloti che si sono aggiudicati gli ultimi 17 Campionati del mondo. L’ultimo iridato Superbike senza freni Brembo è stato James Toseland nel 2007 con la Honda.

Dati Brembo Donington Park SBK

In media a Donington Park i freni sono impiegati per poco più di 26 secondi e mezzo al giro, equivalenti al 31 per cento della durata di ciascuna manche. Secondo gli ingegneri Brembo questa pista rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni, con il valore massimo in una scala da uno a cinque. A partire dalla curva 7 infatti i piloti frenano in sei delle successive sette curve (inclusa la prima del giro seguente) e ciò ostacola il raffreddamento dei freni. Bautista però nel Regno Unito ha spesso il problema opposto, tanto che l’anno scorso è stato costretto a montare sulla ruota anteriore della sua Panigale V4 R le cover sopra i dischi, grazie alle quali la temperatura delle sue pinze è risalita fino a 120-140 gradi, necessari per garantire un’ottima prestazione.

Le otto frenate al giro sono così suddivise: tre della categoria Hard, definita tale per lo sforzo richiesto a freni e piloti, quattro Medium e una leggera. La curva più dura del tracciato inglese per l’impianto frenante è la prima dopo il traguardo: le Superbike decelerano da 263 km/h a 96 km/h in 3,9 secondi in cui percorrono 185 metri mentre i piloti esercitano un carico sulla leva del freno di 5,3 kg. La decelerazione è di 1,5 g, la pressione del liquido freno Brembo tocca gli 11,4 bar e la temperatura dei dischi in acciaio (il carbonio è bandito in Superbike per calmierare i costi) i 680 °C.

La frenata più lunga è però alla curva 9, con 187 metri indispensabili per passare da 271 km/h a 103 km/h in 3,7 secondi. Di poco inferiore è la staccata alla curva 11 con 179 di frenata ma 4,7 secondi (rispetto ai 3,7 secondi della curva 9), compensati da una minore decelerazione (1,3 g invece di 1,5 g) e da un carico sulla leva del freno più contenuta (4,6 kg al posto di 5,1 kg).

In un giro un pilota della Superbike esercita un carico complessivo sulla leva del freno di 30,9 kg che diventano poco più di sette quintali per le due gare standard da 23 giri l’una.

L’Autore: Giovanni Cortinovis

Trafficante di velocità, coltivatore diretto di statistiche, allevatore di storie bestiali.

Si guadagna da vivere come giornalista dal 2002.
Segue, dal vivo, le road races dal 2005, quando andò per la prima volta all’Isola di Man.

Da allora ha assistito a innumerevoli edizioni di Tourist Trophy, North West 200, Ulster GP, Cookstown 100, Tandragee 100, Armoy Road Races, Olivers Mount Spring Cup, Bush, Killalane, Macao GP.

Una piccola parte di quanto ha visto e appreso su questo universo l’ha riversato nel libro “North West 200: La corsa più bella al mondo” in vendita su Amazon, dove ha raccolto una valanga di recensioni entusiastiche.

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