WSBK | ALLA SCOPERTA DEL ROUND DI ARAGÒN DELLA SUPERBIKE
Archiviata l’incredibile tripletta di Danilo Petrucci a Cremona, il decimo round stagionale del Mondiale Superbike ci restituisce due dei protagonisti più attesi: sia Toprak Razgatlioglu, ancora in testa al campionato anche se il suo margine su Nicolò Bulega si è ridotto a 13 punti, che Jonathan Rea sono stati dichiarati idonei dai medici ed entrambi sono scesi in pista nelle prove libere di venerdì mattina.
Alvaro Bautista, che pur è il loro rivale storico, si è detto “felice che entrambi siano fit. È sempre bello vedere tutti presenti”. Anche lo spagnolo non è in perfetta forma, come si è visto sul podio di Gara2 a Cremona quando non è riuscito a restare in piedi per l’intera cerimonia ma è in miglioramento e conta sul fattore campo per incrementare il proprio bottino di vittorie stagionali, appena due, come Alex Lowes, una in meno rispetto a Nicolò Bulega e Petrucci.
Davanti a tutti c’è Razgatlioglu con 15 successi stagionali su 21 manche disputate: l’alfiere BMW ha infatti saltato gli ultimi due round, in Francia e in Lombardia, dopo il violento impatto nelle prove del venerdì contro un muretto a Magny-Cours e ciò ha permesso a Bulega di recuperargli 79 punti.
Tuttavia il miglior tempo stabilito da Toprak nelle prime Libere di Aragon con 465 millesimi di vantaggio su Garrett Gerloff e Bulega relegato in decima posizione, a quasi un secondo, fa pensare che il gap in campionato sia destinato a tornare ad aumentare.
L’anno scorso a trionfare furono le rosse di Borgo Panigale con Michael Rinaldi vincitore in Gara1 e Bautista nella Superpole Race e in Gara2. Curiosamente anche nel 2022 Bautista si aggiudicò le due gare domenicali mentre Gara1 fu vinta dal nordirlandese della Kawasaki.
In totale sono sette le vittorie di Bautista ad Aragon: gliene mancano due per eguagliare il record di Rea su questa pista.
La Ducati guida la classifica delle vittorie ad Aragon con 17, davanti alle 11 della Kawasaki e alle tre della BMW, mentre l’Aprilia si è imposta due volte e la Yamaha una sola.
A partire dal 2014 tutte le vittorie al MotorLand se le sono spartite Ducati e Kawasaki: 17 la prima, 11 la seconda. Nel 2013 invece le due manche furono preda di Chaz Davies in sella alla BMW.
Nella graduatoria dei podi ad Aragon è tutto differente perché guida la Kawasaki con 37, segue la Ducati con 36, quindi Yamaha con 12 e Aprilia con dieci mentre la BMW è a quota cinque e la Honda fanalino di coda con due.
Una magra consolazione per la Casa dell’ala dorata è il picco di velocità raggiunto l’anno scorso: 330,2 km/h con Iker Lecuona, due km/h in più di Ducati e BMW, quasi nove km/h in più delle verdone e poco meno di dieci km/h in più rispetto ai 320,4 km/h della Yamaha.
Per affrontare al meglio la pista iberica, reduce da una riasfaltatura che ha modificato il grip e l’abrasività rispetto alle precedenti annate, Pirelli ha scelto di portare per il posteriore due varianti di SC0, ovvero la soluzione standard e l’inedita D0640 il cui composto dovrebbe vantare una prestazione complessiva migliore rispetto alla versione standard.
All’anteriore la SC1 di gamma è invece affiancata dalla versione di sviluppo in specifica D0715 che ha debuttato a Magny-Cours.
L’altra novità è la supersoft SCX al posto della extrasoft SCQ destinata alla qualifica e alla Superpole Race. Secondo Pirelli il livello di stress per le gomme è di circa 7 punti su 10, invece secondo Brembo, che quest’anno fornisce i suoi componenti frenanti a 12 team per un totale di 18 piloti, in una scala da 1 a 5, l’impegno richiesto ai freni è pari a 4.
Sono infatti 13 le curve del tracciato spagnolo in cui i piloti della Superbike utilizzano i freni per un totale di oltre 33 secondi al giro, pari al 31 per cento della gara.
Eppure sono solo due le curve veramente impegnative per gli impianti frenanti (categoria High), cinque sono di media difficoltà e sei di basso sforzo.
La curva del tracciato spagnolo più dura per l’impianto frenante è la prima: le Superbike decelerano da 275 km/h a 87 km/h in 4,3 secondi in cui percorrono 211 metri grazie ad un carico sulla leva del freno di 4,7 kg. La decelerazione è di 1,4 g e la pressione del liquido freno Brembo raggiunge i 10,1 bar.
La seconda frenata per importanza è quella alla curva 16: la velocità diminuisce da 317 km/h a 140 km/h in quattro secondi mentre le moto avanzano di 244 metri. I piloti esercitano un carico di quattro kg e sono soggetti a 1,5 g di decelerazione.
In un giro un pilota della Superbike esercita un carico complessivo sulla leva del freno di oltre 37 kg che si traduce in più di sei quintali e mezzo dalla partenza alla bandiera a scacchi per ciascuna delle due gare lunghe.
L’Autore: Giovanni Cortinovis
Trafficante di velocità, coltivatore diretto di statistiche, allevatore di storie bestiali.
Si guadagna da vivere come giornalista dal 2002.
Segue, dal vivo, le road races dal 2005, quando andò per la prima volta all’Isola di Man.
Da allora ha assistito a innumerevoli edizioni di Tourist Trophy, North West 200, Ulster GP, Cookstown 100, Tandragee 100, Armoy Road Races, Olivers Mount Spring Cup, Bush, Killalane, Macao GP.
Una piccola parte di quanto ha visto e appreso su questo universo l’ha riversato nel libro “North West 200: La corsa più bella al mondo” in vendita su Amazon, dove ha raccolto una valanga di recensioni entusiastiche.