ROAD RACES MANIA #1: I TRE FRATELLI DUNLOP

Cambiano le generazioni e si impennano le velocità, ma in cima alla classifica dei plurivittoriosi al Tourist Trophy resta sempre uno di loro, i Dunlop: nel 1992 Joey eguagliò il record di Mike Hailwood di 14 successi al TT e l’anno seguente lo distanziò, aggiudicandosi la gara della 125. Un primato conservato fino a quest’anno quando il nipote Michael prima ha pareggiato i conti con Gara1 Supersport e poi ha preso il largo, issandosi a 29 vittorie sullo stradale dell’Isola di Man.

I Dunlop invece provengono da Ballymoney, cittadina a una settantina di chilometri da Belfast, capitale dell’Irlanda del Nord. Il capostipite era William che con una BSA portava a scuola i sette figli, o almeno alcuni di essi: le femmine Helen, Virginia, Linda e Margaret, i maschi Joey, Jim e Robert. Per il padre la moto era un semplice mezzo di trasporto, non certo il modo con cui cimentarsi nelle competizioni.

A far da mentore ai Dunlop fu invece Mervyn Robinson che usciva con Helen. Un giorno del 1969 Mervyn convinse Joey a fare un giro a Maghaberry. Fu amore a prima vista, tanto che di lì a poco quello che sarebbe diventato King of the Mountain (il re del Mountain, il circuito stradale da 60,7 km su cui si disputa il TT) istituì insieme allo stesso Robinson e a Frank Kennedy l’Armoy Armada, a cui aderì anche il fratello Jim. Armoy è il nome di un villaggio da un migliaio da abitanti nella contea di Antrim che il quartetto frequentava.

Jim Dunlop nel 1978.
Jim Dunlop nel 1978.

Pur tra innumerevoli difficoltà finanziarie, Joey divenne sempre più bravo e la sua fama varcò i confini locali nel 1977, quando conquistò il primo di 26 Tourist Trophy, aggiudicandosi il Jubilee Classic, con 52 secondi di vantaggio su George Fogarty, padre di quel Carl che poi avrebbe vinto quattro Mondiali Superbike. Quello fu il primo anno in cui il TT non era parte del calendario del Mondiale, di cui era stato l’evento inaugurale, nel lontano 1949, un anno prima che nascesse il Mondiale di Formula 1.

Nelle precedenti quattro edizioni (1973-1976) il boicottaggio dei migliori piloti, capeggiato da Giacomo Agostini che nel 1972 aveva pianto la morte dell’amico Gilberto Parlotti, aveva ridimensionato l’importanza del TT e così a fine 1976 la federazione britannica si rassegnò a perderlo, rimpiazzandolo nel Mondiale con Silverstone.
Rispetto a Joey, il fratello Jim aveva meno talento, tanto che il suo nome non figura nell’albo d’oro di alcuna Irish Internationals, ossia il TT, la North West 200 e l’Ulster GP.

A fine anni Settanta però Jim andò vicino a prendersi il Manx GP: conduceva la gara delle 350 riservata ai newcomers (debuttanti) quando fu appiedato dalla sua vecchia Yamsel. Quel decennio si chiuse con la morte di “Big Frank” Kennedy, vittima di un incidente durante la gara a squadre (Match Race) che aprì la North West 200: l’incidente al primo giro scaturito dall’inconveniente meccanico patito da Kevin Stowe costò il coma a Kennedy, da cui non si risveglierà più fino alla morte, il 14 novembre.

Sempre la NW200, ma dell’edizione successiva, nel 1980, costò la vita a Mervyn Robinson, a causa di un probabile grippaggio a Mather’s Cross.  In meno di un anno l’Armoy Armada aveva perso la metà dei due effettivi. Sconvolto dalla notizia Joey rinuncerà alle due gare restanti della NW200 e passerà settimane interrogandosi sul da farsi, anche perché alla Cookstown 100 diversi suoi amici si ustionarono a seguito di un incendio che scoppiò a causa di un incidente.

«Avrei voluto che smettessero di correre dopo la morte di Mervyn a soli 31 anni» mi ha raccontato la signora May Dunlop, madre di Joey, Jim e Robert nel 2009, quando varcai la porta della sua casa per intervistarla così da produrre un reportage sulla dinastia dei Dunlop. «Ma la passione era radicata. Il mese dopo Joey vinse il TT e non smise più. Un giorno scoprii che lo chiamavano King of the Roads (il re delle strade): fu molto eccitante, non riuscivo a crederci. Sapevo che era bravo ma non così tanto».

Joey Dunlop.
Joey Dunlop.

Joey conquistò il Classic TT del 1980, grazie al colpo di genio di un serbatoio gigante da 32 litri che gli permise di effettuare una sola sosta anziché le due a cui furono obbligati i rivali: Dunlop vinse la gara con 20 secondi di margine su Mick Grant mentre sul terzo gradino de podio salì Ron Haslam. In quello stesso anno Robert vinse la sua prima gara a Fore, con un cinquantino, iniziando una scalata che l’avrebbe portato a divenire King of the Coast (il re della costa), grazie al record di vittorie alla North West 200, quindici, rimasto imbattuto fino al 2016, quando Alastair Seeley è riuscito a scavalcarlo.

Dal 1982 al 1986, Joey vinse cinque Mondiali della classe regina (la Formula 1) della Formula TT, sempre in sella alla Honda che l’aveva messo sotto contratto nel 1981. Nata per dare una titolazione iridata alle gare dell’Isola di Man, la Formula TT rappresenta per certi versi l’antesignana del Mondiale Superbike, ma di questo parleremo nelle prossime puntate.

Pur cogliendo numerose vittorie, sia Joey e Robert rischiarono di appendere il casco al chiodo a causa di due gravi incidenti. La carriera di Joey sembrava giunta al capolinea nel 1989, quando fu vittima di uno schianto a Brands Hatch, quindi non su un pericolosissimo stradale, ma su una pista permanente. Nonostante avesse già 37 anni, trovò la forza per ricominciare, partendo dalle 125, mai guidate prima. Analoga sorte toccò al TT del 1994 a Robert, per il cedimento del cerchio posteriore della sua Honda RC45 a 250 km/h, all’uscita di Ballaugh Bridge.

Malgrado la menomazione al tendine della mano destra e con una gamba più corta di cinque centimetri, Robert tornò a gareggiare all’Isola di Man nel 1998 per prendersi la sua rivincita, vincendo la Ultra Lighweight, la gara della ottavo di litro. Il caso volle che proprio in quella categoria, nel 2000, si ritrovarono insieme per l’ultima volta sul podio:  Joey vinse, portando il contatore delle vittorie al TT a ventisei, e Robert fu terzo.

Robert Dunlop al Tourist Trophy 1998.
Robert Dunlop al Tourist Trophy 1998.

Venticinque giorni dopo, il 2 luglio 2000, l’impatto con un albero durante una gara in Estonia mise fine all’esistenza di Joey. «Non credo che avrebbe mai smesso» mi confidò Jim, sempre nel 2009, in occasione del mio approfondimento sui Dunlop «Se fosse vivo, lo vedremmo nelle Classic perché correre era la sua vita». Due anni dopo, Sam, figlio di Jim, esordì in una gara stradale, la Mid Antrim, agevolato dai consigli di zio Robert, diventato specialista delle moto a due tempi di piccola cilindrata. 

Nel 2005, con una Honda 125, Sam riuscì a vincere la gara dei Newcomers C al Manx Grand Prix, con venti secondi di vantaggio su John Raside. Un brillante inizio ma decisamente meglio sono riusciti a fare i cugini William e Michael, figli di Robert: il primo debuttò nel 2004 ad Athea, un meeting in cui nel 2006 colse il suo primo successo. Una giornata memorabile, anche per quanto accadde sulla via del ritorno, come mi narrò in seguito William: «Mentre ero sul retro del van, papà decise di fare un bisognino. Ma anziché fermarsi passò il volante a Michael. Cinque minuti dopo ci fermò la polizia: multa di sessanta sterline e due punti in meno sulla mia patente perché Michael (classe 1989 e quindi ancora minorenne; ndr) sosteneva di essere me».

Quello stesso anno Michael esordì alla Cookstown 100 e il mese seguente Robert conquistò il suo 15° ed ultimo successo alla NW200. Due anni dopo, nel 2008, i loro destini sarebbero cambiati per sempre, teatro nuovamente il Triangle che collega le cittadine di Portrush, Portstewart e Coleraine, nell’estremità settentrionale dell’Irlanda del Nord, ma questa è un’altra storia che merita un’uscita a sé stante.

 

Giovanni Cortinovis

L’Autore: Giovanni Cortinovis

Trafficante di velocità, coltivatore diretto di statistiche, allevatore di storie bestiali.

Si guadagna da vivere come giornalista dal 2002.
Segue, dal vivo, le road races dal 2005, quando andò per la prima volta all’Isola di Man.

Da allora ha assistito a innumerevoli edizioni di Tourist Trophy, North West 200, Ulster GP, Cookstown 100, Tandragee 100, Armoy Road Races, Olivers Mount Spring Cup, Bush, Killalane, Macao GP.

Una piccola parte di quanto ha visto e appreso su questo universo l’ha riversato nel libro “North West 200: La corsa più bella al mondo” in vendita su Amazon, dove ha raccolto una valanga di recensioni entusiastiche.

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